I sogni notturni da sempre hanno affascinato l’umanità; a volte hanno avuto carattere profetico o sono stati considerati messaggi degli dei. Ad oggi sappiamo molto di più sui sogni e vengono usati anche dalla psicologia: ad esempio io chiedo sempre, all’inizio di una terapia, di cominciare a tenere un diario dei sogni. Anche se non riesci a ricordare i sogni.
Infatti alcune persone fanno fatica a ricordarli, al punto da dire: io non sogno. Come rimediare, e perchè i sogni sono così importanti?
COSA SUCCEDE QUANDO SI SOGNA
Tutti sogniamo, ogni notte, producendo più di un sogno alla volta, anche se non tutti ricordano sempre i propri sogni. Fatto curioso: chi, al contrario, ne ricorda troppi, può svegliarsi già stanco.
Nel nostro cervello quando si sogna viene attivata l’area deputata alla visione, nel lobo occipitale, la stessa che si attiva durante il giorno quando abbiamo gli occhi aperti e usiamo la vista. Sognare è un bisogno fondamentale per il nostro cervello e l’assenza di sonno può produrre allucinazioni e altri disturbi. Insomma, dormire e sognare sono attività indispensabili per la nostra salute.
Quando si sogna, il nostro “io”, la percezione di sè, rimane intatta (infatti siamo noi stessi i protagonisti dei nostri sogni) e si ipotizza che una delle grandi funzioni del sogno consista proprio nel tenere un legame con l’io, per non perdersi nell’incoscienza durante le ore notturne.
I SOGNI E LA PSICOLOGIA
I sogni sono usati in psicologia perchè portano immagini dall’inconscio. I sogni non sono costruiti a tavolino, al punto che sembra sbagliato dire “ho sognato” come se fosse un atto intenzionale. Queste immagini raccontano qualcosa di noi, del nostro mondo interno, a volte vanno a chiudere alcune questioni psichiche del giorno prima o dei giorni immediatamente precedenti.
Carl Gustav Jung teneva in gran conto le immagini, come scritto nell’articolo Il valore della creatività, e i sogni, nel suo lavoro ma soprattutto nella sua vita, erano fondamentali e si faceva guidare da essi. In Considerazioni generali sulla psicologia del sogno Jung scrive che il sognatore è “scena, attore, suggeritore, regista, autore, pubblico e critico insieme”. Insomma, una panoramica completa sul mondo interno.
“MA I SOGNI SONO SENZA SENSO”
Se pensate che ricordare i sogni non abbia importanza perchè i sogni “non hanno senso”, sappiate che:
I sogni ci paiono insensati perchè hanno un loro speciale linguaggio, che non è quello comune. Le immagini nei sogni sono simboliche e aprono a molti significati diversi, sono suggestive ed emozionali. Se ci pensate un attimo, in questo senso i sogni somigliano alla poesia: l’immagine onirica presa dal film American beauty se fosse tradotta in parole non potrebbe essere una poesia?
Per comprendere il linguaggio dei sogni, se non si è del settore, bisogna avere padronanza dei simboli, e quindi leggere molto: romanzi e poesie, fiabe e miti. Ma anche guardare molti film/serie tv, studiare l’arte, andare a teatro. Ma soprattutto, per avere dimestichezza con i propri sogni, bisogna scriverseli, raccoglierli in un quaderno e ogni tanto andare a rileggerli. Torniamo allora al nostro problema: riuscire, prima di tutto, a ricordarseli, questi sogni.
COME FARE PER RICORDARE I PROPRI SOGNI?
Alcune persone ricordano tantissimi sogni, altri pochi o nessuno. Ma ricordare i propri sogni è possibile, ci si può allenare.
In modo simile a come accade per i sogni lucidi, si può iniziare andando a dormire con l’intenzione chiara di sognare e ricordare il sogno.
Tenere un quaderno e una penna sul comodino (il nostro diario dei sogni) può essere un ulteriore incentivo; inoltre il rischio del sogno è di dimenticarlo dopo pochi istanti dal risveglio, perciò avere subito da scrivere permette di segnarlo appena svegliati.
Scrivere il diario dei sogni, anche se ne ricordiamo pochi, è di per sè un allenamento per ricordarne di più. Basta un’immagine alla volta, senza essere troppo severi verso sè stessi, e iniziare magari dai sogni più “antichi”. Una persona a voi vicina vi racconta un suo sogno, e questo vi colpisce? Annotatelo pure!
Un altro esercizio di scrittura se non ricordiamo nemmeno un sogno è di inventarne uno. Un sogno è una narrazione, con un protagonista, un inizio, uno svolgimento e un finale: inventando si va a raccogliere materiale dal mondo interno, quindi un sogno inventato assomiglierà a un sogno vero.
Se la scrittura non è il canale che fa per voi, disegnate come se non ci fosse un domani e arricchite i vostri disegni di parole e aforismi.
E’ possibile inoltre provare con dei rituali, ad esempio una famosa terapeuta transgenerazionale, Anne Anceline Schutzenberger, suggeriva di bere mezzo bicchiere d’acqua prima di andare a dormire tenendo a mente il desiderio di ricordare il sogno, per poi finire il bicchiere la mattina dopo (questo gesto avrebbe dovuto sbloccare il ricordo del sogno). Naturalmente, ognuno può creare il proprio rituale in modo personalizzato.
Anche un percorso di psicoterapia centrato sulle immagini e sull’attenzione verso l’inconscio può, ovviamente, sbloccare una situazione in cui non si riesce mai a ricordare i sogni. Una mente che sogna (e sa di sognare) ha maggiore accesso all’inconscio, quindi il sognatore ha più possibilità di diventare consapevole di sè e protagonista attivo della sua vita.
Una psicologia che ci mette la faccia
Ho iniziato a divulgare corrette informazioni sulla salute psicologica, la psicologia di Jung e il lavoro sui sogni.
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