Recentemente mi sono imbattuta nel lavoro di un fotografo, Daniele Deriu, che mi ha molto colpita. In un contesto come quello attuale, in cui i fotografi vanno quasi “a caccia” delle modelle più belle e vige il culto della bellezza, qui si può ammirare un tipo di bellezza molto diverso.
E’ una bellezza che parla di coraggio, speranza, lotta e rinascita. Ogni fotografia racconta una storia, nel senso più autentico del termine. Posto di seguito la presentazione del suo album fotografico, trovato su facebook.
La memoria del corpo, nostra prima dimora e tempio di vita, viene trattata con garbo, ma senza tabù. Sono storie commoventi e che possono far riflettere. Mi limito ora a riportare qualche esempio.

«La gente mi chiede in continuazione “come stai?” Ho 32 anni ed ho già subito due laparotomie e c’è una laparoscopia in preparazione per la fine dell’anno. Ho perso la possibilità di diventare mamma e i farmaci che prendo mi fanno venire le vampate. Convivo con il dolore, ma ho tanti giorni buoni e sono anche follemente innamorata del mio compagno. Lui trova le mie cicatrici sexy. Forse lo dice soltanto per farmi stare meglio con me stessa e la cosa strana è che funziona. Sapete una cosa? Io sto bene.»
“I’m fine”, 2015 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series.

«Le lesioni che mi infliggevo avevano il potere di calmarmi, di rendermi quieta. Segnavo delle strisce sul braccio come un prigioniero segna il tempo che passa sulla parete. Sette. Uno per ogni giorno della settimana. Per ogni segno potevo lavorarci ore. Ogni lunedì riprendevo d’accapo e i segni diventavano solchi. Poi ho trovato il coraggio di parlarne con qualcuno, di farmi aiutare… ed è stato allora che ho iniziato a battermi. Adesso mi voglio bene e non permetto a nessuno di farmi del male, nemmeno a me.»
“Seven days”, 2015 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series.

«Ho diverse cicatrici, ma la mia preferita è questa. Arriva da una operazione complicata dove ci stavo lasciando le penne. Adesso si nota appena, ma l’adoro. Vedete, io sono una di quelle persone che sorride raramente. Più per timidezza, che altro. Mi irrigidisco e non mi viene proprio da piegare le labbra. Ma adesso, a tutti quelli che mi chiedono della cicatrice, dico che è la mia anima che cerca di sorridere.»
“the smile”, 2012-15 © Daniele Deriu – “Scars of life”, series.
Ogni fotografia viene accompagnata da alcune frasi rappresentative della persona interessata, della sua condizione (passata e presente), dei suoi stati d’animo e pensieri. Questo nella mia personale opinione rende un simile lavoro particolarmente interessante; si tratta di donne che hanno voluto raccontare la loro esperienza, fatta di malattie fisiche e psicologiche, le quali hanno però avuto un impatto anche sul corpo, come a ricordarci la stretta connessione mente/corpo e di quanto può essere potente la forza delle nostre emozioni, nel bene e nel male.