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Il ciglio del lupo

Questo è una breve storia dedicata alle donne, e a quegli uomini che proprio le donne non riescono a capirle anche se vorrebbero, ma anche agli uomini che invece si sentono molto vicini alla sensibilità del femminile.

 

C’era una volta, e c’è ancora, ma già mentre scrivo non è più la stessa, una donna-lupo.

Questa lupa per molti anni è stata abilmente travestita in forma umana, salvo tradirsi nelle notti di luna piena, quando il richiamo della natura selvaggia è troppo forte.

Nel resto del tempo brancolava (e che verbo meraviglioso è mai questo, per indicare il viaggio dei lupi, animali che abitano nel branco) nel buio delle ombre della foresta.

La natura del lupo è giocosa, ma mordace; si tratta di un animale leale, monogamo, coraggioso e dedito alla cura dei piccoli. Si potrebbe dire che il lupo è legato alla famiglia, ma anche che sia simbolo della fiducia.

donna e lupo pandora

Forse prima ti ho spaventato parlando di natura selvaggia, termine che di per sè potrebbe richiamare ciò che è incontrollato, e quindi pericoloso. In realtà la donna-lupo non cerca altro che vivere una vita naturale, nella sua integrità.

Questa lupa  sta imparando il significato del femminile, della forza necessaria ad essere portale di vita-morte-vita. Tra gli esseri umani non insegnano ad essere creature insieme guerriere e accoglienti, mancano i riti per la vita e per la morte, le donne non si tramandano più i loro segreti sul corpo, sugli uomini e sui sogni.

Perchè sono proprio le donne a correre coi lupi? Perchè sono creature intrinsecamente connesse, legate a ciò che è onirico, notturno e ombroso. A ciò che è istintuale, al sentire, che sia col cuore, con i sensi o con l’intuizione.

Alla donna-lupo, quando è giovane e inesperta, manca la saggezza. Deve andare a pungersi il naso con i ricci, impiastricciare le zampe nel fango, correre fino a perdersi, per imparare qualcosa sul mondo, ma soprattutto per imparare a fidarsi del suo sentire.

 

Ma una storia ne chiama un’altra, e così di seguito riporto “Il ciglio del lupo”, inserito da Clarissa Pinkola Estes nel suo Donne che corrono coi lupi.

 

“Non andare nel bosco, non uscire“, dissero. “E perché no? Perché non dovrei andare nel bosco stasera?” domandò lei.
“C’è un lupo grande grande che mangia le creature come te. Non andare nel bosco, non andare. Diciamo sul serio.”
Naturalmente, lei uscì. Se ne andò comunque nel bosco e, ovviamente, incontrò il lupo, proprio come le avevano detto.
“Hai visto? Te l’avevamo detto” osservarono soddisfatti.
“Questa è la mia vita, e non una favola, stupidi che non siete altro“, disse lei.
“Io devo andare nel bosco, devo incontrare il lupo, altrimenti la mia vita non avrà mai inizio.”

Ma il lupo che incontrò aveva una zampa imprigionata nella trappola. “Aiutami, oh, aiutami! Ahi, Ahiiii!” urlava. “Aiutami, oh, aiutami! Ti darò la giusta ricompensa.”
Perché così si comportano i lupi in racconti di questo genere. “Come posso essere sicura che non mi farai del male?” chiese lei. Stava a lei porre domande.
“Come faccio a sapere che non mi ucciderai e non lascerai di me le ossa soltanto?” “Domanda sbagliata“, ribatté il lupo. “Devi soltanto credere alla mia parola.” E riprese a urlare e a gemere e a lamentarsi.
“Oh, ahiiiii!Ahiiiii!Ahiiiii! C’è una sola domanda che vale la pena porre, cara ragazza. Oh Ahiiiii!”

“Senti lupo, correrò il rischio. Ecco qua!” e fece scattare la trappola, e il lupo tirò fuori la zampa e lei gliela fasciò con erbe e foglie. “Ah, grazie, cara ragazza, grazie mille”, sospirò il lupo.
E siccome lei aveva letto troppi racconti del tipo sbagliato, si mise a gridare: “Avanti, ora uccidimi pure, e finiamola con questa faccenda”. E invece no, non andò affatto così.
Il lupo le posò la zampa sul braccio. “Sono un lupo di un altro tempo e di un altro luogo”, affermò.
E, strappatosi dall’occhio un ciglio, glielo porse dicendo: “Usalo, e sii saggia. D’ora in poi saprai chi è buono e chi tanto buono non è. Guarda semplicemente con i miei occhi, e vedrai con chiarezza.
Per avermi lasciato vivere, ti permetto di vivere in modo che non si è dato mai. Rammenta, c’è un’unica domanda che valga la pena porre, cara ragazza: dov’è l’anima?”

E così se ne tornò al villaggio, felice di aver salva la vita.
E questa volta quando dissero: “Resta qui come mia sposa”, oppure “Fà come ti dico”, o “Dì quel che ti dico di dire, e resta una pagina bianca come il giorno in cui sei venuta”, prendeva il ciglio del lupo e attraverso quello guardava e vedeva i loro moventi quali mai li aveva visti prima.
E la prima volta che il macellaio pesò la carne, lei guardò attraverso il ciglio del lupo e vide che pesava anche il suo pollice.
E guardò il suo corteggiatore che disse: “Vado così bene per te”, e vide che non andava bene per niente al mondo. E così, e in tanti altri modi ancora, fu salvata, non da tutte ma da molte sventure.
Inoltre, con questa capacità nuova, non soltanto vide l’infido e il crudele, ma iniziò a crescere immensa di cuore, perché guardava ogni persona e la soppesava in modo nuovo attraverso il dono del lupo che aveva salvato.

E vide quelli davvero gentili, e a loro si avvicinò, trovò il suo compagno, e rimase con lui per tutti i giorni della sua vita, seppe distinguere i coraggiosi, e a loro si avvicinò, comprese le persone leali, e a loro si accostò, vide lo smarrimento sotto la collera, e si affrettò ad alleviarla, vide amore negli occhi dei timidi, e a loro si avvicinò, vide la sofferenza sulle labbra tirate, e ne corteggiò il riso, vide il bisogno nell’uomo senza parole, e per lui parlò, vide la fede in profondità nella donna che diceva di non avere fede, e della sua fede si riaccese.
Ogni cosa vide con il suo ciglio di lupo, tutte le cose vere, e tutte quelle false, e quelle rivolte verso la vita, tutte le cose viste soltanto attraverso gli occhi di ciò che pesa il cuore con il cuore, e non con la mente soltanto. Fu così che apprese che è vero quel che si dice, che il lupo è il più saggio di tutti.

Se ascolti con attenzione, il lupo nel suo ululato sempre va ponendo la domanda più importante.
Non dove si troverà il cibo, dove si svolgerà il prossimo combattimento, né dove la prossima danza, ma la domanda più importante onde vedere dentro e al di là e soppesare il valore di tutto ciò che vive:
“Dov’è l’anima? Dov’è l’anima?
Andate nel bosco, andate. Se non andate nel bosco, nulla mai accadrà, e la vostra vita non avrà mai inizio. Andate nel bosco, andate. Andate nel bosco, andate.”

 

Questo è solo un esempio delle mille storie che raccontano come si diventa lupe. La Lei in questione, va nel bosco, decide di rischiare  e di fidarsi del lupo, che altri non è se non la sua natura selvaggia. Lì nel bosco, ne trova un pezzetto, un ciglio. E decide di usare quel frammento come una lente, per soppesare lo stato delle cose e la vita condotta fino a quel momento.

 

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Piccola gallery con alcuni disegni di Chiara Bautista

 

Con il tempo, con l’esperienza, anche sbagliando (poichè fu salvata da molte sventure, ma non da tutte), crebbe immensa di cuore, saggia… e nella sua nuova saggezza da lupa, si faceva delle domande, una in particolare era la più importante, quella che guidava il suo cammino: dov’è l’anima?

Di cosa si tratta, ditelo voi.

Buon viaggio.

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