Ci sono frasi, che spesso sentiamo ripetere nella vita quotidiana e possiamo trovare anche in rete, che tendono a far “imbufalire” gli psicologi, ad esempio: “Anche io sono un pò psicologo”.
Mettetevi nei panni di chi ha sudato su manuali e affrontato esami di statistica che proprio non si sarebbe mai aspettato al momento dell’immatricolazione, e se non vi basta, considerate anche le ore di tirocinio gratuito, che si traducono in mesi e mesi, fino all’anno di tirocinio di 1.000 ore necessario per affrontare l’Esame di Stato: una frase del genere può innescare diverse reazioni negative nello psicologo.
In questo articolo non voglio tuttavia soffermarmi sui pregiudizi e le false credenze che ricoprono questa figura, ancora un pò misteriosa, nè parlare di “psicologia ingenua” e teorie del senso comune. Vorrei invece prendere il lato positivo di questo genere di frasi, su cui spesso non ci si sofferma: la trasversalità della psicologia.

Dal punto di vista storico si tratta di una professione molto giovane: ufficialmente, la psicologia nasce a Lipsia nel 1879 con l’apertura da parte di Wilhelm Wundt del primo laboratorio sperimentale di psicologia, mentre in Italia il primo corso di laurea in Psicologia nasce nel 1971 nelle città di Padova e Roma.
In particolare, la psicologia fa fatica a trovare in Italia la sua collocazione nel mondo del lavoro, ed è strettamente intrecciata all’ambito sanitario e alla psicoterapia, anche nel senso comune. Quante volte sento confondere per esempio psicologia della salute con la psicologia clinica? Oppure, quante volte uno psicologo che prova asperimentarsi nell’ambito delle human resources viene guardato con sospetto se proviene da una formazione più clinica?
Queste e molte altre cose avvengono, nella mia personale interpretazione, per due motivi principali: le persone non hanno idea di chi sia uno psicologo, che cosa possa fare e quale sia il suo percorso; e a causa di questa ignoranza, nell’ideologia corrente lo psicologo è principalmente un clinico.
Se non ci stupisce particolarmente che un filosofo si dedichi all’informatica, perchè “in fondo, lui conosce la logica”, non riusciamo di contro ad immaginare uno psicologo fuori dal contesto clinico, se non al massimo come selezionatore in ambito aziendale.
Invece le macroaree della psicologia approssimativamente sono: clinica, comunità, educazione, emergenza, formazione, giuridico/forense/penitenziario, organizzazione/lavoro/hr, marketing e comunicazione, militare, orientamento, salute, sport, turismo, psicologia del traffico, neuroscienze/neuropsicologia/riabilitazione neurocognitiva.
Quindi forse non crediamo di essere “tutti un pò psicologi” soltanto perchè tutti noi siamo mediamente competenti circa lo stare in relazione e il comunicare, elementi che indubbiamente caratterizzano questa professione; ma perchè la psicologia ci sommerge, come onde sulla spiaggia, a volte ci bagna solo la punta dei piedi, altre volte ci ritroviamo nel mare fino al collo.
E così troviamo la gestalt studiando il restauro, le teorie sulla comunicazione e la piramide dei bisogni di Maslow in economia, il costrutto di qualità della vita all’interno di una tesi di laurea in farmacia, le teorie sulla motivazione e il cambiamento inserite in un master per RSPP, le neuroscienze e la teoria della mente in informatica e nel campo dell’intelligenza artificiale. Altri contributi si ritrovano in fisica, ergonomia, biologia. Non è un elenco corto.
La mia riflessione di oggi si riferisce a questo: la psicologia può essere trasversale e dare importanti contributi anche nelle èquipe più inaspettate.
In un contesto come quello attuale, dove ad un grande numero di psicologi vengono ad affiancarsi fattori sfavorevoli quale un cattivo mercato del lavoro e una certa ignoranza sulla materia e le sue potenzialità, trovo fondamentali tutte quelle iniziative atte a diffondere conoscenza.
Con orgoglio posso raccontare che il mio Ordine regionale, quello del Piemonte, ha preso ad organizzare interessanti eventi a riguardo: il mese del benessere psicologico, che si è svolto nel novembre 2013, e il festival della psicologia “momenti di felicità”, durante giugno 2015. Anche altre regioni organizzano manifestazioni simili; si tratta di piccoli, ma importanti passi.
Rimanendo nell’ottica dell’interdisciplinarietà, concludo questo breve articolo con una massima di Albert Einstein:
“È più facile scindere un atomo che abolire un pregiudizio”.